Quando pensiamo alla creatività, solitamente visualizziamo grandi artisti o grandi scienziati che abbiano dato un contributo rivoluzionario e innovativo alle vicende umane e sociali. Eppure, si può essere creativi anche nella vita di ogni giorno, nel modo di affrontare le situazioni problematiche, nelle attività che ci coinvolgono di più, nel modo di relazionarci con gli altri e persino nel modo in cui costruiamo la nostra identità. La creatività non è soltanto sinonimo di genialità, ma è piuttosto un processo cognitivo, un modo d'essere, una "genialità del quotidiano vivere". In più, la creatività può essere anche una risorsa per lo sviluppo delle persone, perché garantisce all'individuo la capacità di destreggiarsi tra situazioni complesse, di trovare soluzioni originali ed efficaci, di esplorare varie alternative anche assumendosi dei rischi, di coniugare flessibilità e pensiero critico, di apprendere e auto-realizzarsi. Tutte caratteristiche, queste, che sono rimarcate da più parti come utili, se non necessarie, per muoversi nel nostro contesto moderno, de-standardizzato e, in qualche, modo imprevedibile. Ma, se utilizzata con finalità manipolatorie o malevole, la creatività può assumere anche una valenza negativa; o si può persino utilizzarla senza nemmeno esser consapevoli di farne uso. È tempo, quindi, di una riflessione strutturata che individui luci e ombre di un costrutto complesso, ma con una funzione potenzialmente cruciale per il benessere psicologico.