Tolosa, 26 aprile 1988. Travestiti da gendarmi, un'improbabile squadra di rapinatori - punk, anarchici e tossicodipendenti - svaligiano il deposito della banca Brink's. Il bottino è impressionante: 11,7 milioni di franchi, senza sparare un colpo. La maggior parte dei malviventi sarà arrestata e condannata, tranne Gilles Bertin, cantante dei Camera Silens, gruppo faro della scena punk-rock francese dei primi anni Ottanta. Spagna, Portogallo: la sua latitanza durerà trent'anni. Sarà poi lui a consegnarsi alla giustizia, dopo aver vissuto una delle vite più rocambolesche che abbiano attraversato l'Europa. Incrociando la storia collettiva internazionale dagli anni Settanta al primo decennio del Duemila, Gilles Bertin nella sua autobiografia racconta con schietta ironia, inframmezzata da inattesi momenti di delicatezza, una vicenda umana che farebbe impallidire gli sceneggiatori de La casa di carta. Tra le altre cose, anche un ritratto lucido e impietoso di almeno quarant'anni di Storia.