La pioggia che cade incessante accompagna la confessione, notturna e intima, di una giovane donna algerina, medico. Nell'arco di sei notti la protagonista rievoca personaggi e dolorosi episodi del proprio passato, dall'infanzia all'adolescenza, alla maturità, restituendoci l'immagine di una vita sofferta che diventa metafora della condizione femminile in una società, retrograda e maschilista. In un linguaggio duro e spezzettato, ma allo stesso tempo palpitante e ricco di poesia, e in uno stile onirico e affabulatorio emergono ricordi, ossessioni, fantasmi di una vita. La scrittura - per Boudjedra unico mezzo "per non aver freddo" e per allontanare l'idea della morte - si pone in queste pagine, come ricorda Giuliana Toso Rodinis nell'introduzione, "al servizio di una ricerca almeno transitoria di felicità, la felicità che può nascere dall'atto di solidificazione delle immagini mentali".