Federico, il protagonista di questa storia ambientata in una Roma elegante e decadente, è uno sceneggiatore di esperienza con molti film di successo alle spalle. Frequenta i salotti nobili della capitale, ma anche le redazioni dei giornali, le trattorie storiche del centro e l'entourage intellettuale e cinematografico. Un giorno uno dei più apprezzati broker della finanza romana gli chiede di incontrare un giovane attore, Domenico Greco, per aiutarlo a entrare nel mondo del cinema e Federico, per cortesia, invita a casa sua quello che a prima vista è un belloccio senza arte né parte. Poche ore dopo, però, il ragazzo viene ucciso con un colpo di pistola. E il protagonista, essendo uno degli ultimi ad averlo visto, si ritrova coinvolto nelle indagini. A dipanare l'intricata trama di segreti, relazioni clandestine, innamoramenti mai confessati, tradimenti, lavorano parallelamente Margiotta, un sagace commissario, Maselli, un giornalista di cronaca nera assetato di scoop, e lo stesso Federico, che si ritrova talmente invischiato nella vicenda sentimentale legata all'omicidio da mettere a rischio il proprio matrimonio. E muovendosi tra nobili decaduti, fisioterapiste brasiliane e mostri sacri del cinema italiano, la sfida del protagonista sarà proprio quella di dimostrare la sua innocenza.
Premesso che, essendo un giallo, non si entra nella trama narrativa per evitare di anticipare alcunché al lettore, si può anzitutto affermare che con questo romanzo Vanzina supera se stesso e, con poche artistiche pennellate, riesce a illustrare mirabilmente la Roma che era un tempo e che è invece divenuta oggi. Il lettore, catapultato nel mondo della nobiltà romana (ma non solo in quello) si trova a vivere direttamente - grazie alla narrativa incisiva, scorrevole e coinvolgente - le vicende rosa e noir che coinvolgono il protagonista Federico, sceneggiatore, giornalista, scrittore e uomo di Cinema. Una delle particolarità uniche di questo giallo è che il lettore dalla prima pagina si domanda se Federico, il protagonista, non sia in realtà lo stesso Vanzina ed il vissuto narrato con le sue sensazioni, speranze, riflessioni e rimpianti non siano in verità quelle dello stesso Autore-Uomo. I punti di contatto sono innumerevoli: entrambi sono sceneggiatori, scrittori e giornalisti per Il Messaggero, entrambi hanno creato la categoria delle finte bionde. La risposta sembra essere sì almeno parzialmente e con riferimento alla vita reale e, credetemi, la narrativa, a volte anche malinconica e struggente, porta al lettore tanti insegnamenti e riflessioni che vanno al di là della sempre comunque avvincente trama gialla del romanzo. Altra chicca del volume: il protagonista (e già solo per questo vale la pena di leggerlo) ricorda o comunque incontra strada facendo innumerevoli Giganti del nostro Cinema e della nostra Cultura: da Sordi a Beha a De Laurentiis e molti altri; su tutti svetta la commovente descrizione della dipartita del grande Dino Risi (e qui, come altrove, il protagonista è davvero Enrico Vanzina e non più Federico). Un libro da leggere ed assaporare (al di là dell'intrigo giallo in sé) anche - come sopra accennato - per conoscere veramente la città di Roma così come è oggi rispetto ad un tempo, illustrata da un vero ed autentico romano quale è Enrico Vanzina.
giuuseppe - 16/02/2018 17:44