Comprare i fiori per un ricevimento diventa per Clarissa Dalloway un'occasione per dare voce alla propria interiorità. In un flusso di coscienza ispirato all'esempio dell'Ulisse di Joyce, da lei definito un «grande, orribile libro», Virginia Woolf riesce a tessere in un'unica trama, e a concentrare nel breve arco di una sola giornata e in un solo luogo - Londra -, passato e presente, realtà e immaginazione. I gesti, il passo, l'aspetto delle persone che incontra sono piccoli avvenimenti quotidiani che come vere e proprie epifanie risvegliano in Clarissa impressioni e ricordi, e le restituiscono i frammenti di un'esistenza in continuo divenire. Con La signora Dalloway, pubblicato nel 1925, Virginia Woolf ha firmato il suo capolavoro: un romanzo che, come scrive Attilio Bertolucci, non si potrebbe immaginare «più pieno di vita e di verità», e capace di immortalare, in un sapiente gioco di luci e di ombre, la fragilità e la precarietà della condizione umana.
Adeline Virginia Woolf è nata a Londra il 25 gennaio 1882 da due genitori che sono l'uno l'opposto dell'altro: il padre Sir Leslie Stephen è un autore mentre la madre Julia Prinsep-Stephen una bellissima modella. A differenza dei fratelli maschi che hanno l'opportunità di frequentare la scuola e in seguito l'Università di Cambridge, per la giovane Virginia spetta solo – come alla sorella – l'istruzione in casa. Nonostante questo, a soli venti anni Virginia Stephen diventa una scrittrice molto apprezzata e stimata,