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Labirinto Stasi. Vite prigioniere negli archivi della Germania Est

Gianluca Falanga
pubblicato da Feltrinelli

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L'apertura degli archivi della Stasi è un esperimento unico al mondo e nella storia, frutto di una scelta coraggiosa, ma soprattutto voluto dalla gente, dai tanti cittadini che nel 1989-90, vinta la paura dopo la caduta del Muro, assediarono e occuparono gli uffici della Stasi per fermare la distruzione dei documenti tentata dai funzionari. Furono così messi in sicurezza 111 chilometri lineari di file cartacei, 41 milioni di schede personali e una quantità altrettanto rilevante di altri materiali fotografici, video, audio ed elettronici prodotti in anni di lavoro operativo, ai quali va aggiunto il contenuto di circa 15.500 sacchi ricolmi di documenti stracciati e parzialmente distrutti, attualmente in ricostruzione. Dopo questo atto di riappropriazione collettiva del privato violato e mortificato per decenni dall'azione spionistica e repressiva della Stasi, il primo parlamento della Germania riunificata approvò una legge speciale che negli ultimi trent'anni ha consentito a oltre 3 milioni di persone di prendere visione del proprio fascicolo. Tre di loro sono i protagonisti di questo racconto: Baldur, giovane tipografo della Turingia, nel 1958, all'età di diciannove anni, viene arrestato e condannato a tre anni di reclusione per aver letto il romanzo di George Orwell 1984. Andreas, ventenne di Potsdam, imprigionato nel 1986 per un fallito tentativo di fuga, scopre nel 1992 di essere stato spiato da suo padre. Gilbert, classe 1945, nativo di Gorlitz, condannato a due anni di carcere per aver prodotto una documentazione fotografica sulla vita dei punk a Berlino Est, dopo il 1990 cerca il confronto con il funzionario della Stasi che lo aveva interrogato in prigione. Nella trama di queste tre vite la storia si fa romanzo e la realtà si confonde con la distopia.

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