È il 1779, e in una capanna persa nel cuore della contea di Flintshire, a sud di Liverpool - un miserabile angolo d'Inghilterra, usurato dagli inverni che non finiscono mai - una fanciulla sta disegnando un sole immaginario sui vetri appannati di una finestra.
Si chiama Emily Lyon e il seno le palpita già sotto il vestito di lana. L'ovale del suo volto, incorniciato da folti capelli castano-dorati, sfiora la perfezione, e la bocca rossa accenna un sorriso in cui la seduzione si mescola all'ingenuità. Nel fremito delle sue labbra socchiuse si intuisce già tutta la sensualità del mondo. A chi vanno i suoi pensieri? A suo padre Henry, umile fabbro conosciuto e stimato da tutti nel villaggio, scomparso due mesi e mezzo dopo la sua nascita, lasciandole nel cuore un dolore ingiusto come la miseria e cieco come la morte? Oppure pensa forse a Mary, sua madre, che non sa né leggere né scrivere, ma solo maneggiare l'ago come poche nella contea, e ha una forza tale che nulla sembra poterla abbattere? Oppure scorge già qualche segno del suo strabiliante destino, quel destino che la farà essere ragazza madre a sedici anni, salire poi in fretta tutti gli scalini della buona società londinese, sposare lord William Hamilton, ambasciatore di Sua Maestà nel Regno di Napoli, diventare protettrice dell'arte, della musica e delle lettere, essere temuta a corte come confidente della regina di Napoli, Maria Carolina, sorella di Maria Antonietta, essere ammirata come cantante in possesso di straordinarie facoltà di mimo e, infine, essere chiacchierata in tutti i salotti dell'Europa di fine Settecento come l'amante di un giovane capitano, Orazio Nelson, entrato nella rada di Napoli, un mattino del 1793, a bordo dell'"Agamennone"?