Ci sono tanti motivi per cui si scrive. Per raccontare la propria vita, per descrivere delle sensazioni, per sublimare l'amore, a volte anche spinti dalla rabbia più cupa o da un rancore incontenibile. In questo spazio e nel tempo in cui trascorrono i nostri giorni ci ritroviamo a vivere, nel bene e nel male, l'esperienza straordinaria della vita. Secondo la stragrande maggioranza delle religioni esistiamo per dono ricevuto dal divino, chiunque esso sia; di conseguenza la logica imporrebbe di accettare ciò che ci accade sempre e comunque come esperienza positiva, necessaria e probabilmente irripetibile. Se Dio permette la nostra sofferenza vi deve dunque pur essere una ragione anche se non siamo in grado di afferrarla in modo cosciente oppure, al contrario, potremmo supporre di essere semplicemente frutto di scoordinata e scomposta evoluzione biologica che ci ha trasformato in "scimmie" senzienti, evolute sì in modo straordinario, ma condannate dalla genetica alla parabola esistenziale e al decadimento nella morte. Non posso certo descrivere ciò che non conosco e lascio di conseguenza agli arguti pensatori di filosofia l'individuazione del corretto senso esistenziale, limitandomi a parlare delle inquietudini che attraversano l'animo umano.