Notizie in merito Argomento - In un'isola penitenziaria, probabilmente mediterranea e borbonica, fra equivoche confessioni e angosce d'identità, un gruppo di condannati a morte trascorre l'ultima notte. Genere - A piacere: fantasia storica, giallo metafisico, moralità leggendaria. Anacronismi, anatopismi - Come in un atlante o annale dalle pagine scambiate, e con la stessa innocenza con cui in certe opere liriche Stoccolma diviene Boston e un re di Francia duca di Mantova, qui date, luoghi e figure giocano sullo sfondo d'uno stravolto Risorgimento. Scrittura - Parole in costume d'epoca, intrecciate per svago e passione da un malato d'insonnia che aspetta, insieme ai suoi personaggi, il mattino. Soprasensi - Benché tentato dal più eburneo ''inattualismo'', l'autore non esclude che, a sua saputa o insaputa, taluna emozione pubblica o metafora dell'odierno o parabola possa essersi insinuata fra le sue fiabe. Debiti - Nascoste fra le cinquemila del testo, e in vario modo manipolate a uso di color storico, una sessantina di righe si devono propriamente a Gioberti (15), Duveyrier (12), J. De Maistre (8), Orsini (6), F. Buonarroti (3), Colletta (2), Stendhal (2), Ruffini (1), Manzoni (1), Leopardi (1), Mazzini (1)... Dedica (''A noi due'') - Valga, doppiamente, come brindisi dell'autore a se stesso + Ics; e come affettuosa intimidazione al lettore.
Una bella storia di storie, scritta in uno stile deplorevole, del quale si dovrebbe ripetere ciò che Manzoni diceva del suo famoso manoscritto secentesco. Illeggibile, se non si è sostenuti da una ferma volontà di penitenza letteraria.
Le menzogne della notte
alessio - 11/07/2007 13:20
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Non sarà l'angusta prigione a comprimere i ricordi dei prigionieri, ad imbrigliarli,come può fare con i loro corpi, anzi ne esalterà il potere evocativo, i sapori, i colori. La mente è ancora libera di vagare e non mancherà di farlo. I prigionieri si racconteranno ognuno la propria storia, ognuno ciò che ricorda della propria storia, o ciò che vuole ricordare o, meglio ancora, ciò che vuol far sapere della propria storia.Il lettore si lascerà trasportare volentieri sulle ali dei racconti di una notte di prigione di due secoli fa, e se si sentirà partecipe della prigionìa di questi singolari personaggi ancor più si sentirà partecipe di questa loro ''evasione''. Anzi il potere affabulatore di questi racconti sarà direttamente proporzionle alla capacità del lettore di immedesimarsi in questa prigionìa. I termini desueti e ricercati di cui sono intessuti questi stessi racconti, conferiscono un alone di indeterminatezza di leopardiana memoria che, oltre a trasportare il lettore nell'epoca risorgimentale, contribuiscono a creare quella sensazione di fusione sinestesica tra i vari sensi, ai quali uno di questi prigionieri (non a caso ''il poeta'') dedicherà una scarna ma efficace poesia.
Raccontare dunque, e raccontarsi ma forse con uno scopo. A cosa mirano i nostri galeotti? Il lettore lo scoprirà lasciandosi trasportare dai loro racconti e più oltre, realizzando, a mano a mano che il romanzo procede, che essi costituiscono la loro ultima fatica. E come qualcuno ha detto: la fatica del rematore ( o se preferite del galeotto) illumina la galera.
Un capolavoro.
Anonimo - 25/02/2009 17:39
alessio - 11/07/2007 13:20