«Nei primi anni del secolo con Federica Montevecchi abbiamo pensato di scrivere questo libro con un obiettivo che si presentava ambizioso. Eravamo profondamente colpiti dal degrado del linguaggio politico. [...] Ci proponevamo di analizzare i motivi di questo degrado e, se possibile, di indicare una via di uscita». Cosí scrive Vittorio Foa introducendo questo volume in cui ciascuno dei due autori s'interroga sulle parole della politica. Federica Montevecchi presenta due argomenti importanti: nel primo si distingue una politica dell'esempio da una politica di mestiere, nel secondo si sostiene che la politica di mestiere, del tutto svalutata, va ripensata. Sulla parte che lo riguarda Foa scrive: «Per qualche tempo ho pensato che la politica fosse vuota perché vuote erano le sue parole. [...] In altri momenti avevo invece l'impressione che le mie parole trasmettessero qualcosa, mi sembrava di guardare negli occhi i miei interlocutori: io cercavo di capire e di farmi capire. In questo caso la politica era ricerca, era sentirsi insieme con gli altri».