Mosaico di episodi curiosi di un'infanzia nell'Italia fascista, di piccole epopee autobiografiche, di digressioni filologiche e di considerazioni ironiche sui precetti religiosi. Caleidoscopio di corse in bicicletta, amicizie, primi amori, primi contatti con la quotidianità della morte, "Libera nos a malo" è il romanzo di un paese. Coniugando partecipazione affettuosa, distacco ironico e rigorosa intelligenza, Meneghello ricrea la commedia umana della provincia veneta tra gli anni Venti del Novecento e il Dopoguerra, offrendo al lettore un mondo magico la cui protagonista assoluta è la lingua. Una lingua concreta e di una ricchezza straordinaria, che capovolge, smaschera e rivitalizza l'italiano ufficiale delle istituzioni e veicola ricordi - di suoni, di oggetti, di immagini - impressi dall'infanzia per sempre nella coscienza.
Non mi permetterei mai di fare una recensione su un libro cosi' importante. Dico solo, modestamente, che a me è piaciuto, nonostante abbia impiegato un po' ad entrare nel clima di Malo...
Mi ha fatto riapprezzare l'uso del dialetto al di là di certa retorica ideologica così in voga (specialmente al nord). La lingua, che piaccia o no, delle nostre radici che stiamo perdendo a vantaggio di strambi inglesismi. Un libro che molti che disprezzano e non amano il dialetto dovrebbero leggere.
Anonimo - 23/05/2007 09:42