Franco Lucentini (Roma, l920 - Torino 2002) è conosciuto come la metà di una "premiata ditta"- Fruttero & Lucentini - che, oltre ad aver prodotto capolavori come "La donna della domenica" e "A che punto è la notte", ha firmato divertenti e arguti elzeviri per il quotidiano "La Stampa". Ma è esistito anche il Lucentini militante antifascista, il fìlosofo, l'esperto di fantascienza, il divulgatore, il traduttore, il polemista, l'operatore culturale. In questo libro, attraverso la raccolta di testimonianze e documenti in gran parte inediti o dimenticati, gli autori tracciano il profilo di una delle figure più complesse e per certi versi misteriose del '900 italiano: l'intellettuale che amava Borges e le motociclette, il letterato che lavorava come un artigiano della parola e del pensiero.
II personaggio che si mimetizzava dietro Franco Lucentini si chiamava, borgesianamente, Franco Lucentini. Ma tutti credevano che fosse Franco Lucentini per davvero. Tutti, cioè assai pochi. Perché gli ammessi a vedere Franco Lucentini - così schivo, nella vita, da rendersi invisibile anche le rare volte che doveva apparire in pubblico - erano solo quelli che riuscivano a superare le barriere da lui opposte a troppe categorie di persone. [...] Non ne restavano molti a poter varcare quella porta, oltre la quale Franco Lucentini (gettando la maschera di Franco Lucentini) accettava di confidarsi". (Dall'introduzione di Giorgio Calcagno)