Romanzo semi-autobiografico, sorprendente e inquietante, nel quale London ripercorre la sua turbolenta giovinezza sul caotico e rissoso lungomare di Oakland e l'infaticabile apprendistato per diventare uno scrittore di successo, "Martin Eden", sette anni dopo la sua pubblicazione, diede tra l'altro credito con il suo tragico epilogo all'ipotesi del suicidio del suo autore, nonostante le numerose proteste degli eredi. Dapprima pubblicata a puntate sulla rivista ''Pacific Monthly'' dal settembre 1908 al settembre 1909, la storia del giovane Martin, uno dei personaggi più vitali e originali che Jack London abbia mai creato, racconta la difficile esistenza di un marinaio rozzo e illetterato che casualmente scopre il mondo della conoscenza e della cultura, s'innamora di una ragazza di questo nuovo mondo, si rende conto di possedere un dono per la scrittura, e fa di tutto per elevarsi al di sopra della sua miserabile condizione, inseguendo ossessivamente l'obiettivo di migliorarsi, la fama letteraria e l'ideale della bellezza e verità artistica. La differenza di classe fra i due giovani e le relative difficoltà del protagonista di farsi accettare come possibile marito dalla famiglia di lei danno modo a London di esporre molte delle sue teorie di convinto socialista, lanciare un'aspra invettiva all'individualismo imperante nella società americana del ventesimo secolo, nonché illustrare la vacuità delle convenzioni sociali e dei pregiudizi interpersonali, la corruttibilità e il conformismo, e soprattutto di confessare la propria insoddisfazione per il raggiunto e tanto agognato successo artistico.
La parabola di "Martin Eden" è in generale quella di ogni uomo teso a migliorare se stesso, fragile sognatore destinato a non trovare felicità né appagamento tra le maglie ferree della utilitaristica società moderna.