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Matrimonio. Dal ripudio all'inscindibilità

Ernesto Lionetto
pubblicato da youcanprint

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15,00
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Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente
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Oggi diamo per scontato che il matrimonio sia sempre e comunque un sacramento, cioè fondato sulla libera scelta e sull'amore dei coniugi! Ma è sempre stato così? Come conciliare la misericordia di Dio con i Canoni sul matrimonio del Concilio di Trento, che prevedono gli anatematismi per i divorziati?

Dettagli down

Generi Religioni e Spiritualità » Chiesa cattolica e altre Chiese cristiane » Chiesa cattolica romana » Vita e pratica cristiana » Sacramenti cristiani

Editore Youcanprint

Formato Libro

Pubblicato 06/12/2019

Pagine 266

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788831648622

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Matrimonio. Dal ripudio all'inscindibilità salvatoretommasi

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voto 5 su 5 È giusto rifiutare lEucarestia a un divorziato? La domanda è oggi di grande attualità nel mondo cattolico. Accende dibattiti e contrapposizioni. Tocca sensibilità. Per trovare una risposta alla domanda, alcuni ricorrono alle norme tradizionali della Chiesa, considerandole immutabili e assolute, altri invece, senza rinunciare alla propria coscienza, cercano di dipanare le questioni complesse, risolvere le contraddizioni, contestualizzare pratiche e norme. È il caso del libro di Ernesto Lionetto Matrimonio, Dal ripudio allindissolubilità, Youcanprint, 2019. Già il titolo fa capire che non si vuole semplicemente rispondere a una domanda, ma approfondire un discorso. Quella domanda, tuttavia, è sempre presente, sovrasta, guida. Sembra una specie di faro che ci permette di tenere presente lobiettivo, dare senso al racconto, seguire i ragionamenti. Così, alla fine, la risposta, forse difficile per un cattolico tradizionalista, perché mette in discussione una regola della Chiesa, appare corretta, ovvia, consequenziale. Sembra strano che si possa pensare diversamente. Lautore segue, in effetti, un lungo percorso. Esplora ambiti storici, antropologici, psicologici. Non solo religiosi. Anche se il terreno privilegiato su cui si muove resta quello dei testi sacri e della Storia del Cristianesimo. Parte dallAntico Testamento, lautore, dalla società patriarcale in esso rappresentata, per illustrare la tipologia di matrimonio che vi si pratica, la sua funzione, le sue caratteristiche e regole. Lionetto mette in luce come, rispetto a consuetudini sociali antiche, il messaggio cristiano, con la sua predicazione delluguaglianza e dellamore, divenga dirompente. E come principi del genere fatichino a diventare prassi comune e accettata anche nellambito dei rapporti coniugali. Un matrimonio fondato sulla pari dignità delluomo e della donna, sullamore e sulla libera volontà dei coniugi di condividere un vincolo esclusivo di reciproca appartenenza è infatti in contrasto non solo con le consuetudini del mondo ebraico, ma anche con quelle del mondo romano nel quale poi il Cristianesimo si diffonde. Difficile perciò farlo diventare pratica comune. E la difficoltà perdura nel periodo medievale, fino alle soglie del mondo moderno. Per quanto esso rappresenti il modello cristiano del rapporto marito/moglie, le consuetudini difformi presenti non solo tra i fedeli laici, ma anche nel clero, inducono frequentemente la Chiesa a richiami e ammonimenti, pene e scomuniche. Legare la definizione di un principio morale al contesto storico è fondamentale, ci suggerisce Lionetto, anche per le norme della Chiesa. Lo hanno fatto pure altri intellettuali in relazione a particolari regole e proibizioni ecclesiastiche poi scomparse. Così, se una norma nasce in una particolare situazione e da essa trae significato, in una situazione mutata la stessa norma può diventare ingiusta e controproducente rispetto al fine che si propone. La disamina che il nostro autore fa della condizione sociale del nostro tempo, lo porta perciò a mettere in luce linadeguatezza del principio di inscindibilità del matrimonio anche contro la volontà degli stessi coniugi, e a dichiarare anacronistiche le norme tridentine. Laspetto che lo scritto di Lionetto mette maggiormente in evidenza, direi con accorata partecipazione, è il disagio di quei credenti che sperimentano il fallimento del loro matrimonio e si vedono considerati alla stregua di adùlteri, di pubblici peccatori, da punire con lallontanamento dalla pratica dellEucarestia. Lautore evidenzia lo sconcerto e lamarezza di quelle persone che vengono valutate non secondo la misericordia di Dio, ma sulla base di quel rigido legalismo stigmatizzato dallo stesso Gesù con la frase: Chi è senza peccato scagli per primo la pietra. Salvatore Tommasi

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