Nell'estate del 1969 Joe Brainard comincia a scrivere un testo assolutamente originale. Si tratta di una serie di ricordi che spaziano dal dato puramente autobiografico e personale a personaggi e situazioni dell'immaginario collettivo, introdotti sempre dalla stessa formula: Mi ricordo. Il risultato potrebbe riuscire noioso, se non altro perché ripetitivo, o anche banale, ma non è così. La potenza evocativa del testo di Brainard trascende il semplice accumulo di memorie del passato per trasformarsi sotto i nostri occhi in una storia di formazione e nel ritratto vivace, tenero e pittoresco di un uomo di rara sensibilità, dalla prima infanzia fino all'inizio degli anni '70. "Mi ricordo" è un tuffo nella cultura e nel costume americani - attrici e presentatori, mode e abitudini che ai giorni nostri possono far sorridere, prodotti ormai introvabili e personaggi stravaganti -, ma rappresenta soprattutto uno sguardo ravvicinato sulla realtà quotidiana e sui pensieri di un artista profondamente consapevole di sé, che si mette a nudo senza imbarazzi né falsi pudori, con un'innocenza e un'autoironia assolute. In apparenza senza un ordine riconoscibile, ma in realtà legati da nessi e richiami evidenti, i ricordi costituiscono una sorta di diario intimo, di stenografia esistenziale, di una forza e un rilievo che emozioneranno davvero i lettori. La grande autenticità di queste pagine suggerì a Georges Perec di ripetere la stessa operazione nel suo Je me souviens, che dedicò allo stesso Brainard, e incantò Paul Auster che scrisse: «Mi ricordo resta nuovo, strano e sorprendente perché, per quanto breve, è infinito, uno di quei rari libri che non si esauriscono mai». Prefazione di Paul Auster.