Un sequestro di persona ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato. Ad averlo studiato ed eseguito è il mite ingegnere informatico che ha progettato il sistema di videosorveglianza. Sequestrato è un capomafia, che l'ingegnere considera responsabile della morte accidentale del suo unico figlio. Il piano è d'impressionante efficacia: all'arrivo delle telecamere della televisione, l'ingegnere intende raccontare il suo dramma e processare in diretta il boss. La scena del sequestro diventa cosi il set di un tragicomico reality, con la folla e le forze dell'ordine all'esterno del supermercato che assistono impotenti allo «spettacolo». La sola speranza d'impedire la tragedia è affidata, guarda caso, all'avvocato Vincenzo Malinconico, che l'ingegnere incontra casualmente nel supermercato e «nomina» difensore d'ufficio del boss nell'improvvisato processo. Malinconico, con la sua proverbiale irrisolutezza, il suo naturale senso del ridicolo, la sua insopprimibile tendenza a rimuginare, uscire fuori tema, trovare il comico nel tragico, il suo riepilogare e riscrivere gli eventi recenti della sua vita privata (la crisi sentimentale con Alessandra Persiano, le incomprensioni della sua ex moglie e dei due figli, l'improvvisa diagnosi di leucemia della sua ex suocera), riuscirà a sabotare il piano dell'ingegnere e forse anche quel gran casino che è la sua vita.
La nostra recensione
Chi non lo conosce, dovrebbe conoscerlo. In un paese pieno di avvocati squali, l'avvocato Vincenzo Malinconico infatti è un avvocato di insuccesso davvero unico. Con quel nome, poi. Chi no lo conosce, tuttavia, dovrebbe provare ad ascoltare la sua voce che abita la scrittura davvero energica di un talento come Diego De Silva che lo ha creato. Dopo alcuni romanzi, Malinconico era comparso in Non avevo capito niente qualche anno fa ed è subito stato un successo.
Ora l'autore napoletano ripropone il personaggio di Vincenzo Malinconico In Mia suocera beve capita in un supermercato in cui s'è asserragliato un ingegnere disperato e incattivito, lo stesso che ha creato il sistema di sorveglianza e che sta per rapire un pregiudicato camorrista che ha ucciso per sbaglio il figlio dell'ingegnere e ogni settimana circola impunito tra gli scaffali alla ricerca del suo yogurt preferito. Questo borghese piccolo piccolo che è l'ingegnere attende da anni giustizia per il figlio e decide di farsela da solo.
Per questo con in mano una pistola inchioda l'accusato e il suo avvocato, per l'appunto Malinconico. Li sequestra e li caccia a forza dentro una storia più grande di tutti. Arriveranno le televisioni e dal circuito chiuso del supermercato irradieranno nell'aperto dell'agorà televisivo questo il "Processo in diretta" al camorrista, una sorta di reality della giustizia. Là dove la giustizia ha fallito, l'unica chance è la tv.
Il mondo attorno è quello dei mostri della contemporaneità che tutti conosciamo. E così eccola la folla, i carabinieri, le giornaliste bonazze o ignoranti dei programmi del pomeriggio, e in questo lento procedere della tensione, Malinconico fa come suo solito digressioni, comiche e ridicole su temi serissimi come anche al contrario esercizi filosofici. Malinconico - e De Silva - è il re della parentesi virtuosa, in un flusso di coscienza inarrestabile, in cui c'è spazio per rievocare quel che non va con la fidanzata, i suoi rapporti con la ex moglie, i figli e soprattutto l'adorata suocera, che ama il whisky per dimenticare il tumore, eppure non perde mai la lucidità sulle cose dell'amore battendolo regolarmente come in una sfida dialettica che tiene assieme al loro amicizia sincera.
Valeria Merlini