Se scrivere di migranti e di migrazioni era alquanto rischioso ieri, lo è ancor di più oggi in piena pandemia da Covid-19. Infatti, l'altro rappresentava per molti un problema, un'insidia al proprio benessere e alla propria sicurezza; in questo frangente si è aggiunto il turbamento per l'errata convinzione che accresca il pericolo di contagio. Il migrante, perciò, è rifiutato, respinto, estromesso dalla cultura umanitaria e umanistica. Questa, infatti, prescindendo da argomentazioni di matrice religiosa, non può e non vuole rassegnarsi a vedere calpestata la dignità delle persone, quale che sia la loro origine, la loro condizione, il loro status. Il testo punta sui valori in gioco, evidenziando la peculiarità della visione cristiana dell'uomo e delle sue esigenze, compreso il diritto a una vita migliore lontano dal proprio paese. In ogni caso su un fenomeno complesso e dalle forti componenti problematiche ogni posizione emotivamente compromessa non giova alla sua comprensione e alla ricerca, talora faticosa, di soluzioni che salvaguardino il valore e la centralità della persona.