Che cosa può la grande letteratura - quella di Dante e Apuleio, Virginia Woolf e Leopardi, Conrad e Dostoevskij, Melville e Joyce, Rilke e Yeats, i numi tutelari di questo libro - insegnare sul Bene? Trevi lo racconta in un breve e magistrale libro, oggi ripubblicato in una nuova edizione rivista e accresciuta dopo un decennio di assenza dalle librerie, i cui capitoli sono dedicati ad altrettante virtù della tradizione cristiana: fede, speranza, carità; prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Svincolate dalla loro dimensione religiosa, non perciò dal loro intimo nucleo spirituale, le virtù, parole che paiono sull'orlo del definitivo tramonto, riprendono forza e vigore se illuminate - con la sapienza e la finezza di Emanuele Trevi - dalla tradizione letteraria occidentale.
Emanuele Trevi, figlio di genitori psicoterapeuti, ha fatto il suo ingresso nel mondo della scrittura nel 2003 con il romanzo "I cani del nulla", pubblicato da Einaudi. Direttore creativo alla Fazi editore e curatore di diverse opere, ha anche collaborato alla pubblicazione di scritti di autori come Giacomo Leopardi, Emilio Salgari, John Fante e altri.
La sua carriera letteraria è stata contrassegnata da numerosi successi, tra cui la nomination al Premio Strega nel 2012 con "Qualcosa di scritto", che ha ottenuto anche il Premio Boccaccio. Ha