Costruito in uno spazio temporale ristretto, i tre giorni del Natale del 1949, e in un luogo chiuso, la saraska di Marfino, una prigione alle porte di Mosca dove scienziati di ogni tipo sono detenuti per crimini politici, il romanzo "Nel primo cerchio" - che arriva finalmente al lettore nella sua versione integrale, a mezzo secolo di distanza dalla prima traduzione italiana - potrebbe apparire claustrofobico. Ma le vite e i ricordi dei prigionieri allargano l'orizzonte da quelle stanze a tutta la città e all'immenso paese, regalandoci uno degli affreschi più appassionanti della letteratura, un'indimenticabile composizione di caratteri, luci, colori. La vita di una nazione. Paragonato da Heinrich Boll a una cattedrale, il romanzo della cattedrale ha la struttura e, come dice Anna Zafesova, "possiede il respiro della navata - il panorama multidimensionale della Russia staliniana, dalle campagne desolate ai salotti della borghesia rossa, e dalle segrete del gulag ai teatri moscoviti - e la vertiginosa guglia dei capitoli su Stalin, ma anche la moltitudine di angoli reconditi, cappelle, affreschi, statue che emergono dall'oscurità...
Voglio solo aggiungere un breve commento tecnico, non letterario.
La traduttrice Denise Silvestri ha fatto un lavoro eccezionale, traducendo dal russo in un italiano perfetto, direi al livello di un Manzoni. In 950 pagine non ho visto un errore, un refuso, un monosillabo in inglese. Anche il lavoro dell'editore è encomiabile: il carattere usato è della grandezza giusta, ben definito, facile da leggere.
Nel primo cerchio
Giampiero Cinque - 24/12/2018 15:24
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Arriva quasi nello stesso giorno del centenario della nascita dell'autore la prima versione italiana integrale del grande romanzo scritto nella seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento. Conoscevamo, finora, la versione di Pietro Zvetemerich pubblicata da Mondadori nell'estate del 1968. L'edizione mondadoriana ebbe un largo successo (nove edizioni in meno di tre anni), ma si trattava, purtroppo, della redazione purgata che Solzenicyn aveva dovuto allestire per passare attraverso le maglie della censura. L'edizione coraggiosamente voluta da Voland è quella reintegrata e rivista dallo scrittore: in tutto, 96 capitoli, contro gli 87 dell'edizione Mondadori, tradotti da Denise Silvestri. Vi si raccontano tre giorni di vita in una saraska (campo di prigionia meno duro dei gulag) non lontana da Mosca, dove scienziati e tecnici lavorano per rafforzare gli organi di sicurezza del regime staliniano. E Stalin, burocrate grigio e malefico, decadente e paranoico, è l'ombra che si stende sul romanzo. Un capolavoro.
Daniele Donini - 10/04/2019 09:44
Giampiero Cinque - 24/12/2018 15:24