Nel loro omaggio al teatro, metafora del mondo, Edoardo Boncinelli e Giulio Giorello hanno individuato nelle figure di Amleto e di Cleopatra una lente con la quale osservare i grandi dilemmi della religione, della politica e della scienza. I protagonisti dei due capolavori di Shakespeare (Amleto e Antonio e Cleopatra) esprimono il congedo da un mondo finito, ordinato e circoscritto, per inoltrarsi in un universo senza più confini, costellato di innumerevoli incognite e sfide. Una svolta cosmologica, politica e morale dalla quale non si torna indietro. Sono allora la «dismisura» delle passioni e la tensione verso l'infinito ad avvicinare idealmente la regina d'Egitto e il principe di Danimarca. Un'«esperienza di libertà», la loro, che è insieme opera di creazione e di distruzione. E noi, a distanza di secoli, non cessiamo di pensare e di stupirci di fronte alle loro grandiose parabole. Prendendo spunto dall'immaginario di Shakespeare, e facendo interagire le loro conoscenze in materia di biologia e di filosofia, Boncinelli e Giorello danno vita a un appassionato confronto sui temi cruciali della condizione umana: fallibilità della ragione e brama di gloria, caducità dell'esistenza e spinta creatrice, vincoli della responsabilità e aspirazione alla libertà.
Questo libro rappresenta un omaggio dei due autori al grandissimo Shakespeare, che ci spinge alla rilettura dei suoi testi attraverso la scoperta di nuovi possibili significati e interpretazioni. Di Giorello è un primo saggio su "Antonio e Cleopatra", di Boncinelli è il saggio sull'"Amleto", a cui segue una conversazione tra i due, ricca di spunti, che partendo da impostazioni differenti contenutistica quella di Giorello e più legata al linguaggio poetico quella di Boncinelli pervengono però a conclusioni simili o complementari.
Giorello è attento a ricostruire la dimensione storica degli eventi in cui Shakespeare scriveva, rivelando le probabili interpretazioni proiettive che i contemporanei coglievano (per esempio, esattamente parallela alla storia di Amleto e di sua madre Gertrude era quella di Giacomo, per il quale Shakespeare politicamente parteggiava, e di sua madre Maria Stuarda, che come Gertrude aveva sposato il fratello e uccisore del marito). Ma Giorello sottolinea anche la dimensione copernicana e infinitistica del racconto e dei personaggi shakespeariani, in quanto sono ad esempio capaci di passioni sfrenate.
Boncinelli coglie il significato esistenziale e universale di Amleto, in quanto diviso tra un desiderio di vivere e quello di morire (per Boncinelli l'idea del suicidio deriva dal confronto frustrante tra le aspettative della nostra immaginazione sulla vita e la sua deludente realtà), perchè il tempo è, allora come ora, "fuori squadra": inaccettabile da un punto di vista sia morale che razionale. Amleto deve lottare non sulla base delle certezze sull'interpretazione della realtà e degli eventi, ma scommettendo sulle probabilità, e ciò lo rende quanto mai moderno e vicino a noi.
Doretta Cosci - 04/05/2014 10:12