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Non fare stronzate, non morire. Un addio a Vic Chesnutt

Kristin Hersh
pubblicato da Jimenez

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"Ciò di cui era capace quest'uomo era sovrumano. Vic era brillante, spassoso e indispensabile, le sue canzoni messaggi dall'etere privi di censura. Aveva sviluppato uno stile alla chitarra che gli consentiva di suonare il basso, la ritmica e la solista nella stessa canzone, e questo utilizzando solo due dita. Il tempo fluido della sua musica era inimitabile, la sua poesia era incontaminata da influenze. Era il mio migliore amico. Non ho mai visto la carrozzina, per me era invisibile, ma lui sì. Quando il nostro camerino era in cima a una rampa di scale, mi diceva con nonchalance che ci saremmo visti dopo, al bar. Quando entrambi contraemmo la stessa malattia, gli dissi che non avevo mai provato un dolore più forte di quello. «Io non provo dolore» mi disse lui. Ovviamente. Me n'ero dimenticata. Quando gli chiesi di farci una passeggiata sotto la pioggia sul marciapiede mi disse che le sue mani si sarebbero bagnate. Seduta sul palco con lui, gli chiedevo di suonare una canzone e lui mi faceva il dito medio, che significava "oggi queste dita non funzionano". A me sembrava inespugnabile, immenso e meraviglioso, ma credo che Vic vedesse Vic come qualcosa di piccolo, difettoso, triste. Non so se riuscirò ancora ad ascoltare la sua musica, ma so quanto è necessario che la ascoltino gli altri. Quando ricevetti la telefonata che avevo temuto per quindici anni, persi il mio equilibrio. Tutto il mio essere si spostò a sinistra. Non riuscivo a stare in piedi senza finire contro il muro, e morivo di freddo. Non credo che mi piaccia questo pianeta senza Vic. Avevo giurato che non ci avrei mai vissuto, qui, senza di lui. Ma quello che ci ha lasciato è il suono di una vita che aveva combattuto i propri limiti, come tutte le vite dovrebbero fare. E il suono di qualcuno in fiamme. Fa di questo pianeta un posto migliore. E, volendo essere onesta con me stessa, ho ancora l'impressione che lui sia qui, ma libero dalle costrizioni. Forse ora è davvero immenso. Intatto. E felice."

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