A quarant'anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II si accentua la discussione se il Concilio abbia davvero segnato una `discontinuità' nella tradizione della Chiesa cattolica o invece non rimanga nella `continuità', sia pure con alcune innovazioni. L'autore, che partecipò al Concilio come Vescovo ausiliare del card. Lercaro, Arcivescovo di Bologna e tra i Moderatori dell'Assemblea, propone - anche sulla base dei suoi ricordi - la precisazione che, se è innegabile il permanere dei principi di fede (la `continuità' dogmatica, riaffermata anche da Papa Benedetto XVI), essa però ha dato luogo a nuove prospettive di azione, a una `discontinuità' pastorale, che appare come un innegabile dono dello Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo. Questa viene indicata in un rapido panorama delle quattro Costituzioni, con qualche accenno ad altri documenti; e per questo risulta attuale l'invito di Paolo ai Tessalonicesi a «non spegnere lo Spirito».