Un giovane prete scrive ai giovani per farsi dare una mano a tenere aperta la porta della chiesa. La constatazione della chiusura di tante nostre comunità alle domande - anche inespresse e confuse - del mondo giovanile gli fa raccontare la voglia di uscire, ma di stare; di accogliere, ma di cambiare; di ascoltare, ma di essere sempre in ascolto di Qualcuno; di aprire le porte, e di non sbattere la porta. Sogni? Ingenuità? Semplificazione? Anche. Ma soprattutto la voglia di porre in termini accessibili un anelito di chi lavora coi giovani: far crescere comunità cristiane abitabili dai giovani, non discriminare tra vicini e lontani, non fermarsi alla pastorale del bonsai.