Alzarsi presto, prendere la vecchia corriera per andare al lavoro. Tutti i giorni le stesse persone, con gli stessi comportamenti. Al limite del comico, dell'assurdo, dell'insopportabile. Un viaggio trascorso a criticare gli altri, fino alla sopresa finale.
Racconto simpatico, nelle descrizioni dei vari personaggi presenti nellautobus ho ritrovato tratti comuni con persone che ho incontrato soprattutto nei viaggi in treno; la capacità di osservazione è decisamente buona e precisa.
Lo stile è curato, anche se la trama è semplice e lineare.
Finale non troppo interessante.
Il giudizio complessivo è tra discreto e buono.
Oggi credo che non andrò al lavoro
Carmelo Tidona - 17/02/2013 19:50
3/
5
Un breve racconto umoristico in cui il protagonista narra con un certo sarcasmo vizi e costumi degli altri pendolari che, come lui, prendono il bus ogni mattina per andare al lavoro.
Da ex pendolare mi sono riconosciuto, se non nei dettagli, nella situazione generale del dover viaggiare ogni giorno con molti sconosciuti/conosciuti, ritrovandosi a osservarli e studiarli anche senza volere, in modo spesso caricaturale.
Un gradevole divertissement.
Oggi credo che non andrò al lavoro
Gino Centofante - 09/02/2013 22:24
3/
5
Oggi credo che non andrò a lavoro è la storia divertente, o meglio diciamo una cronaca di una giornata che il protagonista, che è il narratore della storia, passa in una corriera. Attento osservatore il protagonista che si inoltra in pensieri sullinutilità di mettersi nei posti interni della corriera per due diversi motivi: il primo è che ti toglie la visuale e ti bagna i vestiti con relativo odore di muffa, di vecchio, il secondo è che nellipotesi che dovesse scappare il sonno e inavvertitamente ci si appoggia al finestrino dopo ci si bagnano tutti i capelli. Ma in questo spazio angusto e strano quale la corriera, si possono incontrare diverse tipologie di persone, si parte dalla signorina Combelli, donna corpulenta, con la voce acuta che è un treno in corsa e che non lascia un secondo per risponderle ai suoi soliloqui, si arriva al signor Zuffi, uomo distinto, con laria impegnata che crea caos e confusione, ti sbatte contro e con nonchalance se ne va via senza neanche chiederti scusa, si può incontrare la signorina De Lotti affetta da manie logico-compulsive da seduta, e tanti altri tipi di persone, prototipi comuni ci sarebbero da elencare. Una storia divertente, senza pretese, buffa, e in tutto questo il protagonista viene anche licenziatoche sfiga!
ettore.leandri - 20/02/2013 21:28
Carmelo Tidona - 17/02/2013 19:50
Gino Centofante - 09/02/2013 22:24