Il bianco del camice è come un'anima che si aggira solitaria e impaurita per le stanze dell'ospedale. Ma pura e immacolata lo sarà per poco, perché il dolore che si ripete di stanza in stanza, di uomo in uomo e di giorno in giorno, macchierà l'anima, la graffierà a sangue fino a togliere il respiro. Lavorare come oss (operatore socio sanitario) è un mestiere che ti porta a contatto con chi soffre e il dolore lo puoi quasi toccare con mano, a volte sembra sovrastarti e inghiottirti ed è allora che pare di soffocare. Tutto in ospedale ci parla di dolore, le pareti, i camici dei medici, le cartelle cliniche sparse sul tavolo come tarocchi per cercare di predire il futuro, se la vita continuerà, se la malattia guarirà, e poi gli sguardi, i sospiri e gli odori, fino ai corpi distesi sui letti dai quali le anime sembrano tutto a un tratto, magicamente, evaporare. Prefazione di Iolanda Piccinino.