I Bruni - Callisto, la Clerice, i loro figli, sette maschi e due femmine - e il loro regno: la cascina nella pianura emiliana, i campi coltivati con fatica, e la grande stalla, albergo e luogo in cui ci si riunisce per celebrare il rito della veglia nelle lunghe notti d'inverno, ascoltando le storie meravigliose di una tradizione millenaria. Come quella della capra d'oro, idolo demoniaco la cui apparizione è presagio di orribili sciagure... Da questo mondo antico, fatto di valori elementari ma fortissimi, di leggende ancestrali, di fatica immensa ma anche di certezze come il cibo, la casa, la solidarietà, tutti e sette i maschi dei Bruni partiranno per la Prima guerra, e la famiglia dovrà affrontare i lutti, il nuovo regime, un altro terribile conflitto e ancora la guerra civile, con le distruzioni e i cambiamenti che portano con sé. Con gli occhi di Floti, Gaetano, Armando, delle loro donne, dei loro fratelli, animi generosi e intelligenti, attraverso le vite dei Bruni, compiremo un viaggio straordinario che va dall'aia di casa fino a Bologna, dall'Africa alla Russia, dal 1914 al '49, dall'inconsapevolezza alla capacità di lottare per i diritti dei più deboli, per una giustizia in cui credere fino all'ultimo. Fino a quando la solitudine, il fuoco, la storia non avranno compiuto il loro corso...
La prima parte del romanzo mi è piaciuta, la descrizione della famiglia contadina e della vita rurale cosi comune nelle varie parti d'Italia per quel periodo. Anche la parte della prima guerra non è male con i vari fratelli al fronte, e i vecchi rimasti al casolare. Poi mi sarei aspettato un' evoluzione della storia più ampia e invece si da spazio ma neanche poi tanto solo a un paio di fratelli, in modo quasi didascalico. Ci sono libri che hanno qualche centinaio di pagine più di quelle che servano e libri come questo, che invece avrebbero bisogno di qualche centinaio di pagine in più, naturalmente se si hanno belle idee da scrivere.
Otel Bruni
Anonimo - 07/09/2012 11:09
5/
5
Sulla scia di Canale Mussolini una descrizione della vita e valori che sembrano così lontani nel tempo e forse scomparsi. La descrizione delle serate trascorse nella stalla coi relativi personaggi amarcordiani è davvero coinvolgente. Forse quei tempi di vita molto più dura e di fame riuscivano a tirar fuori quanto di megliopeggio vi possa essere nelle persone. Forse Verghiano nel finale ma molto ben scritto.
fabioresti - 15/10/2014 13:37
Anonimo - 07/09/2012 11:09