Albertazzi Adolfo nacuqe a Bologna nel 1865 e ivi morì nel 1924. Allievo del Carducci, laureatosi nel 1890, dopo aver insegnato alcuni anni a Mantova, si stabilì a Bologna dove insegnò per tutta la vita all'istituto tecnico. Si dedicò, oltre che a studî letterari alla narrativa, riuscendo felice artista, meglio che nei romanzi, nelle novelle dove il gusto verista del tempo si concilia con più intimi modi, fra ironici e lirici. Scrisse romanzi, racconti sullo stile di Maupassant, saggi critici e libri per l'infanzia. Curò l'edizione di opere di Carducci, Tommaseo, Oriani, Tassoni, oltre che raccolte di novelle in cui mostra, nell'ambito del gusto verista, un particolare spirito ironico e felici momenti lirici. Collaborò assiduamente a Il Resto del Carlino e fu figura centrale del cenacolo carducciano a Bologna. Adolfo Albertazzi deve esser considerato come uno dei più seri ed onesti scrittori italiani viventi ; egli è fra i pochissimi che si appagano della gioia di creare, lontani da ogni fiera di vanità, sorridendo alle mode che passano e fermi al loro verecondo ideale d'arte che non morrà mai. È sepolto alla Certosa di Bologna. Dall'incipit del libro: La corte di Carlo primo d'Angiò dopo la strage di Tagliacozzo e poscia che da un colpo di scure fu troncata l'adolescente baldanza di Corradino di Svevia, fioriva di nobili donne e baroni e cavalieri e splendeva in magnificenza di conviti, danze, tornei e feste mai piú vedute. Ad una di tali feste messer Bertramo d'Aquino, che tra i cavalieri del re aveva lode di singolare valore e cortesia, conobbe la moglie di messer Corrado, suo amico di molti anni, la quale era bellissima donna e si chiamava Fiola Torrella; e cominciando egli subito a vagheggiarla, in breve se ne innamorò di guisa che non poteva pensare ad altro..