"Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà, io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce." Quella tra Oriana Fallaci e Pier Paolo Pasolini è una delle più affascinanti e intense storie di amore-odio della letteratura e del costume italiani del '900. Scrittori di primissimo livello, polemisti spietati, personaggi venerati e attaccati dall'opinione pubblica del tempo, le loro personalità contrapposte non potevano far altro che incrociarsi. Tra gli anni '60 e i primi '70 si incontrano e si scontrano, si cercano e si negano: lei ammira e detesta il suo essere sempre bastian contrario, lui adora e disprezza la sua intensa visceralità. Fino a quando il brutale omicidio di Pasolini, strappato alla vita il 2 novembre 1975, spinge la giornalista a un'inchiesta che, dalle pagine dell'"Europeo", smentisce e ribalta la versione delle autorità e mette alle strette l'unico indiziato: Pino Pelosi, un minorenne che - pur di coprire gli effettivi responsabili - si è maldestramente autoaccusato dell'omicidio. Un'altra battaglia di giornalismo e coerenza di Oriana Fallaci, un libro che rende finalmente giustizia al suo ruolo nella risoluzione di uno dei delitti più misteriosi e controversi della storia d'Italia.
Oriana Fallaci è nata a Firenze nel 1929. Il padre Edoardo era un muratore che per le sue idee antifasciste nell'Italia di Mussolini fu arrestato e torturato dalle camicie nere, episodio che resterà sempre ben impresso nella mente della giovane Oriana, la quale aiuterà la resistenza partigiana portando di nascosto le munizioni.
Sin da bambina il suo sogno era diventare una scrittrice, ma nonostante questo – su consiglio dello zio – si iscrisse a medicina. Durante gli studi inizia però a lavorare come giornalista e