In un castello trasformato in istituto psichiatrico, il dottor Anselmo considera i suoi malati persone che hanno smarrito, spesso solo temporaneamente, la luce dell'intelligenza. Ma che non hanno smarrito i sentimenti, pronti a riaffiorare intatti non appena il delirio cessa di suscitare immagini irreali, potenti e devastatrici. "Per le antiche scale" trasfigura l'esperienza personale di Mario Tobino in un intenso discorso umano e artistico sorretto da una vibrazione lirica che dona lievità e mobilità inconfondibili al suo stile. La sua è un'adesione partecipe e disarmata alla realtà, un arrendersi alle cose superando qualsiasi diaframma tra medico e paziente, e annullando così ogni distanza tra lo scrittore e la sua materia.