Non è un caso che Affinati cominci il suo cammino fra i luoghi della nostra letteratura da Nagasaki: lì le parole di san Francesco, incontrate quasi per caso, "pesano doppio, chiedono silenzio", i libri si mescolano alla vita - che li contraddice, li stravolge - ed è più che mai evidente che "siamo una famiglia, noi esseri umani". Così l'autore intende la letteratura e per questo il suo viaggio restituisce il sapore originale dei posti che ancora recano l'incanto dello sguardo di chi li ha immortalati, riporta sulla pagina brani scelti con cura dai nostri capolavori, e nello stesso tempo va molto più a fondo. Nel suo peregrinare - fra incontri reali e apparizioni letterarie Affinati dialoga con i vecchi così come con i ragazzi, con gli italiani e con i magrebini, gli afgani, gli zingari, si sofferma sugli scorci mozzafiato del Belpaese, ma anche sulle sue periferie abbandonate. La letteratura si fa in queste pagine cosa viva, parole che valgono per tutti e possono formare un nuovo "sentimento italiano", che comprenda anche gli stranieri e gli emarginati. Perché in fondo non è un caso, di nuovo, che il cammino termini sulle tracce di Mazzini e Garibaldi.