Il libro indaga il progetto di Peter Eisenman attraverso uno strumento di lettura che è proprio dell'architettura, il suo rapporto con la Terra. Il punto di vista dell'autrice non è quello dello storico, né quello del biografo o del filologo, ma vuole essere quello di un architetto che si spinge a leggere il progetto del maestro newyorchese. Santiago si rivela uno dei progetti più importanti per aver prodotto un modo "altro" di pensare il "ground", la città, il territorio, il corpo della Terra.