Al di là della peripezia tecnica, al di là del piano sequenza cui allude il titolo, ed oltre la raffinatissima acrobazia della macchina da presa, quest'opera di Louis Nero conquista il cuore e la mente per la sua meditazione profonda sulla solitudine dei giovani. La cultura enunciata generosamente dai vari personaggi - fra Catullo e Garcia Lorca - riesce a diradare il tunnel raggelante entro cui ci muoviamo. E seguendo con la "camera flessibile" il travaglio delle sue creature, Louis Nero rinuncia agli stilémi della consueta glossa cinematografica, inventandone una nuova. Materiata di emulsioni coerenti, di una recitazione genialmente geometrica, di un umanesimo rischiarato dal rosa-violaceo delle candele; nella speranza che non si spengano tutte