"Stavolta il cranio sbattè contro le sbarre d'acciaio come fosse acciaio a sua volta, ma non poteva essere acciaio. Si spaccò. Una voragine rossa e pulsante si spalancò tra i capelli. Brandelli di cervello schizzarono dappertutto, sulle pareti, sulla branda. Raffaele crollò per terra. Adesso era veramente impossibile che si rialzasse: il cranio era spaccato in due, materia cerebrale gocciolava sul torace, sulle mani. Ma il Dio della Vendetta se ne fotteva delle leggi fisiche, delle cartelle mediche. Così quel corpo clinicamente morto, si rialzò da terra...". Pizzeria Inferno è un romanzo di eccessi. Un horror napoletano che non conosce limiti di rispetti umani, dominato e sospinto verso nefandezze peggiori da un'immensa colata di energia.