Secondo l'idea che l'ortodossia cristiana ha accolto, Gesù di Nazareth fu condannato a morte e crocifisso dal governatore romano della Giudea che, tuttavia era convinto della sua innocenza. Le narrazioni evangeliche dimostrerebbero che Pilato non fu libero di giudicare secondo scienza e coscienza. Egli agì in stato di necessità, sotto la pressione del sinedrio che aveva organizzato un complotto contro Gesù e aizzato il popolo per farlo morire. L'autorità romana fu il braccio secolare dell'autorità ebraica. L'analisi puntigliosa e spregiudicata delle fonti, esito di decenni di ricerche, conduce l'autore a conclusioni del tutto diverse: la morte di Gesù fu responsabilità esclusiva dei romani che lo condannarono per sedizione; gli ebrei - capi sacerdoti, anziani, farisei, dottori della legge, gente comune - non svolsero né avrebbero potuto svolgere parte alcuna nel processo romano, né per accusare Gesù né per costringere Pilato a condannarlo. Solo nei decenni successivi agli avvenimenti, in una situazione politica mutata, la vicenda venne ricostruita e narrata nei Vangeli in modo tale che Pilato potesse essere assolto, trasferendone la responsabilità agli ebrei.