Psiche

Psiche è un romanzo incompiuto di Pierre Louÿs (1870-1925), pubblicato nel 1927. In sintesi questa la trama. La bella Psiche Vannetty, giovane signora di ventiquattro anni, un giorno di primavera: "La mattina era perfetta. Un'assoluta quiete regnava nell'aria e i colori rilucenti della primavera francese erano mitigati da una leggera calura che ne diffondeva la luminosità senza renderla opaca", incontra un suo giovane amico, Aimery Jouvelle, di cui è segretamente innamorata. Il giovane quando capisce i sentimenti della donna, trovandola incantevole, le chiede di partire con lui, per trascorre una settimana nell'Ovest, in Bretagna.

Psiche, da inguaribile romantica, paurosa che l'uomo voglia solo divertirsi con lei, rifiuta. Giunta a casa si consiglia con la sua migliore amica e con l'Abate Tholozan, consulente spirituale.

Decide così di fuggire in Italia, ma raggiunta la Stazione d'Orsay si ritrova, spinta dal suo desiderio di conoscere il vero amore, sul treno che va in Bretagna, tra le braccia di Aimery.

Quest'ultimo ha lasciato a Parigi la sua amante ufficiale, la bella e impudica Adilée.

"Adilée, del resto, si trovava bene sol­tanto nuda. A forza di aver l'aria natu­rale e indifferente, riuscì lentamente a far sì che Aimery stesso consentisse ch'ella si presentasse davanti a tutti i suoi servi­tori e talora davanti ai suoi amici sen­z'altro velo che una perla fissata, all'uso indiano, nella narice destra. Non già ch'ella volesse sedurre qualcuno: mai una più fedele concubina divise il letto d'un galantuomo. Sua madre le aveva ripetuto continuamente, quand'essa era bambina, che l'uomo, tanto docile quando è amato, diventa terribilmente crudele quando è geloso. Per questo, quanto desiderava un uomo faceva in modo che anche Aimery fosse presente. E, poi, amava ripetergli che se l'amore non era praticato con impeto capace di conciliare la più completa libertà, non si trattava di reale amore, bensì di un atavico uso dell'oppressione sessuale, della tirannia esercitata da una delle parti.

Adilée aveva molte apprensioni e poche curiosità. E poi, il suo amante le piaceva. Ella lo amava con calma e pazienza, ma senza nessuna finzione. Nella piccola casa vicina, dove Aimery la sistemò ben presto, con due cameriere e una cuoca per tutta servitù, ella ebbe spesso l'occasione, e perfino il desiderio, ma non mai il capriccio d'ingannarlo.

Fece di meglio: sapeva anche, da sua madre, che il mezzo più sicuro per affezionarsi gli uomini non è quello di tenerli sottomessi, e che la favorita arrischia meno a tollerare le cento donne dell'harem che a governare rigorosamente quelle lunghe fedeltà virili la cui rottura è sempre drammatica e spesso irreparabile. Disse dunque ad Aimery, con la sua dolcissima voce, che la sua costanza non esigeva il ricambio, ch'egli era libero di darle rivali, libero perfino di presentarle a lei, e che essa lo amava troppo sinceramente per non essere felice con lui di tutte le voluttà ch'egli gusterebbe sul loro seno."

Donna, quindi, di rara intelligenza che indulge alle infedeltà del suo uomo, sapendo che egli, in fondo, non ama i vincoli e le donne troppo appiccicose.

Aimery con Psiche raggiunge Saint'Anne des Bois dov'è il suo castello, in piena foresta bretone.

Tra i due scoppia una forte passione, tinta di sensualità.

"E mentre il suo ventre era morbido e aperto, dolcemente perso nel richiamo del corpo di lui, prese a baciargli l'ombelico. Poi appoggiò dolcemente la sua soffice guancia sul ventre di lui, con un braccio gli abbracciò i lombi silenziosi e caldi e provò un brivido al tocco della sua verga semi-eretta. Emise un sospiro profondo ed il suo fiato ardente si perse sulla punta del suo glande e lei si rese conto che una improvvisa rigidità si era impadronita del corpo di lui. Psiche continuò a strofinare la propria guancia sul ventre di Aimery, poi raccolse i testicoli nel palmo della mano. Il pene cominciò a irrigidirsi lentamente

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