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Ragazzi di zinco

Svetlana Aleksievic
pubblicato da EO

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26 punti carta PAYBACK
Prodotto acquistabile con Carte Cultura, 18App e Carta Docente
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Dopo averci fatto ascoltare in "Preghiera per Cernobyl'" le voci delle vittime del disastro nucleare, Svetlana Aleksievic fa parlare qui i protagonisti di un'altra grande tragedia della storia sovietica: la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989. Un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la "grande causa internazionalista e patriottica"; almeno quattordicimila di loro rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto, nottetempo; cinquantamila feriti; mezzo milione di vittime afgane; torture, droga, atrocità, malattie, vergogna, disperazione... Gli afgancy, i ragazzi che la guerra ha trasformato in assassini, raccontano ciò che si è voluto nascondere. Accanto a loro, un'altra guerra. Quella delle infermiere e delle impiegate che partirono per avventura e patriottismo. E soprattutto le madri. Dolenti, impietose, stanche, coraggiose.

Dettagli down

Generi Politica e Società » Politica e Istituzioni » Attivismo politico , Storia e Biografie » Biografie Diari e Memorie » Biografie e autobiografie , Romanzi e Letterature » Prosa letteraria

Editore Eo

Collana Le cicogne

Formato Rilegato

Pubblicato 14/11/2018

Pagine 316

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788833570419

Traduttore S. Rapetti

1 recensioni dei lettori  media voto 5  su  5
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Ragazzi di zinco renzo.montagnoli1

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voto 5 su 5 Dopo aver letto Gli ultimi testimoni (i ricordi degli allora bambini di quella che fu per loro la seconda guerra mondiale) e Preghiera per Cernobyl (la ricostruzione non tanto degli avvenimenti, ma dei sentimenti della popolazione vittima della tragedia causata dallesplosione del reattore numero quattro) ho messo mano, anzi ho messo gli occhi su Ragazzi di zinco, un ennesimo dramma provocato dalla guerra condotta in Afganistan dallUnione Sovietica, che costò ai russi dellepoca 26.000 morti e circa 54.000 feriti su un totale di 130.000 effettivi, senza dimenticare le vittime dellalleato esercito della repubblica democratica dellAfganistan (18.000 morti) e quelle civili, il cui computo è assai difficile, ma che si possono fare ascendere a una forbice fra 600 mila e 2 milioni. Come è noto in questo conflitto lUnione Sovietica si dissanguò e di fatto le conseguenze furono la caduta del comunismo. Anche per Ragazzi di zinco la Aleksievi usa la tecnica positivamente sperimentata di fare raccontare questa guerra dai militari che vi hanno combattuto, dalle loro madri, dalle loro mogli; ne risulta così una narrazione corale che ha il potere dellautenticità e che ben riesce a descrivere un dramma che coinvolge il lettore, lo rende spettatore sgomento e attonito di efferatezze, di stragi, di dolore, di un inferno in terra che nessuna fantasia può immaginare. Ci sono soldati usciti di senno, altri invalidi privi di gambe e braccia, altri ancora che hanno superato il confine che separa lessere umano dalla bestia e che sono diventati incapaci di condurre unesistenza normale in quel mondo che avevano lasciato andando in guerra e che ora non riconoscono più. Per i morti parlano le madri, le vedove che hanno visto rientrare i loro cari dentro casse di zinco, acclamati dal partito come eroi di una guerra inutile e solo di potenza, avviata per nascondere la tragica realtà di un regime morente. In Afganistan ai soldati russi manca tutto, non ci sono bende, cerotti, siringhe, sono mandati allo sbaraglio senza un calcolo strategico di ampio respiro e privi di un supporto tattico, una storia che si ripete, si potrebbe dire, viste le attuali carenze dimostrate nel corso dellattuale conflitto con lUcraina, ma quello di mandare insensatamente al macello le proprie truppe sembra una costante dei russi, come già visto nel corso della Grande Guerra e della seconda guerra mondiale. Lelemento umano è disumanizzato, gli si fa credere dapprima che è inviato magari a Taskent e poi da là lo si sposta a Kabul, gli si dice di una guerra patriottica, che è invece è nazionalista, lo si arruola con la falsa promessa di andare in Afganistan per costruire scuole, ospedali, infrastrutture civili. E un copione quindi che si ripete: così sotto lo zar, poi sotto la falce e il martello e ora sotto Putin. Come per i precedenti da me letti, di cui ho brevemente accennato, il libro della Aleksievi scava profondamente lanimo di chi legge, perché non si può restare insensibili davanti allorrore e alla sofferenza, aspetti comuni alle due parti in lotta, ma soprattutto allinerme popolazione civile. La visione dellautore va tuttavia oltre levento, perché nella sua ottica il rilievo è per lessere umano, capace di essere carnefice, ma anche vittima, quel che si direbbe un controsenso, ma che è proprio della nostra specie da quando si è affacciata sulla Terra. Arrivato allultima pagina, il sentimento di orrore che mi aveva preso con le prime interviste poco a poco si è trasformato in pietà, in pietà per quei soldati, per quei civili, ma anche in pietà per noi stessi, per uomini e donne di questo XXI secolo, per lincapacità non tanto di opporci alla guerra, ma di saper coltivare e difendere la pace. Ragazzi di zinco è un libro imperdibile.

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