A trent'anni dalla "180", la cosiddetta "legge Basaglia", che segnò la progressiva chiusura dei manicomi, un dialogo tra uno dei protagonisti di quegli anni e uno storico della medicina. Per fare luce su una vicenda spesso mitizzata e messa al servizio delle ideologie. Un percorso che va oltre gli slogan, che offre dati, date, fatti, numeri, e descrive lucidamente i corsi e ricorsi della politica psichiatrica italiana. Uno sguardo dissacrante che dai problemi sociali e medici legati al disagio mentale si allarga sull'Italia dell'ultimo mezzo secolo. Dal riformismo dei primi sessanta alla controcultura giovanile, dalla sinistra dei settanta ai problemi di gestione sul territorio, un pezzo di storia culturale e politica in un Paese che ancora non sembra aver sconfitto i suoi vecchi tabù. Etica della medicina, diritti del malato, autodeterminazione personale, garanzia della libertà individuale: temi drammaticamente attuali, che già risuonavano tra le righe pubblicate dallo Stato italiano il 13 maggio 1978. Eppure, nodi ancora tutti da sciogliere, oggi come trent'anni fa.
La razionalità negata. Psichiatria e antipsichiatria in Italia
Giovanni Zurino - 26/08/2014 13:48
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Il libro contiene un prezioso e stimolante dialogo tra Gilberto Corbellini, filosofo e storico della medicina e Giovanni Jervis, oggi scomparso, psichiatra sociale ed esperto in teorie psicoanalitiche, entrambi eminenti personaggi appartenenti agli ambienti universitari, intellettuali e culturali italiani. Il dialogo-intervista si snoda lungo la tematica del ruolo assunto dalla corrente antipsichiatrica italiana ed incarnatasi nel movimento di Franco Basaglia. Gli autori si prefiggono lobiettivo di illuminare in una prospettiva di più ampio respiro e non riduzionistica i nessi tra le condizioni storiche, giuridiche, politiche, filosofiche ed, ovviamente, di quelle che si innestano nelle specifiche aree della psicologica e della psichiatria che hanno favorito limplementarsi, tutto caratteristico, dellantipsichiatria nel terreno italiano nonché di interpretarne gli effetti. Particolarmente avvincente è il confronto tra le due autorevoli figure dialoganti proprio in ragione delle non sovrapponibili diversità culturali e dei rispettivi ceti professionali. Ne nasce un colloquio fluido ed asciutto da complicanze teoriche e linguistiche, foriero di spunti riflessivi ed osservazioni, basate più che sul piano della pura speculazione sulle individuali esperienze professionali e di vita dei narranti. Degni di rilievo, nonostante la tessitura del libro a mo di dialogo, sono i richiami anche in nota di ricercata letteratura specialistica utili anche per i tecnici di settore.
Giovanni Zurino - 26/08/2014 13:48