"La prima cosa che è rimasta chiara alla fine del Convegno del Claretianum è che non si può essere profeti senza il primato di Dio. In una società che vive sempre più "come se Dio non esistesse", la vita consacrata è chiamata ad annunciare il disegno meraviglioso di Dio e a denunciare tutto ciò che attenta contro di esso. Siamo chiamati ad esercitare un ministero profetico, assieme a tutto il popolo di Dio, in maniera simbolica, critica e trasformatrice. Profeti in una società liquida: profeti di solidarietà e di dubbi e non di miracoli e certezze. Profeti di sobrietà e di risorse povere e non di grandeur e di sceneggiata. Profeti che corrono, ascoltano, si siedono accanto, non saccenti imbonitori" (dalla presentazione).