"Ad apertura di libro, si nota subito la travolgente fluenza torrenziale di un verso che si allarga ai confini della pagina, assumendo un respiro ampio e in un certo senso prosaico. Abbiamo quindi un autore che si allontana dalla ripresa delle forme chiuse, che pure per qualche tempo ha garantito praticabilità al rigore poetico rispetto alle facili libertà dei verseggiatori improvvisati. Qui regola metrica non c'è e tuttavia la libertà è sofferta ed è sottesa da un ritmo incalzante e dai cambi di pedale di una scrittura in continuo movimento. In questo flusso verbale viene convogliato un materiale linguistico particolarmente vasto che comprende lingue antiche e persino morte, nonché termini tecnici, in particolare quelli della filologia, che sono gli attrezzi quotidiani [di Alvino] e diventano in alcuni casi centrali." (Dalla prefazione di Francesco Muzzioli)