I termini di umanesimo e rinascimento chiarificano un periodo straordinario della vicenda civilizzatrice occidentale che nasce dal cuore stesso del mondo comunale, dal sentimento d'irresistibile compenetrazione col modello dell'antichità classica oltre la sterile imitazione che si muove verso l'accentuazione massima dei caratteri specifici dell'individualità. Il Rinascimento travolse la concezione stessa dell'arte, della letteratura, "dell'ordine del dire", delle scienze, della filosofia, dell'educazione, della politica; scardinò i confini della chiusura dottrinaria; varcò le colonne d'Ercole dell'ignoto (come quelle marittime e terrestri); affrontò le paure e i terrori dell'oltretomba. Fu lavoro di ricerca, conoscenza delle opere latine e greche, entusiasmo per la scoperta e l'edizione dei manoscritti, amore per la verità e sentimento della caducità, percezione della morte e dell'opera incessante della natura, pensiero dell'immanenza e della immortalità.
Quel Rinascimento, inventato da Jules Michelet, esprimeva una rottura epocale, una frattura che negava la continuità temporale nella capacità unica di dare vita ad una resurrezione della bellezza e della virtù, del pensiero e della raffinatezza.