Zona portuale di Londra. Nel grigiore del primo mattino enormi gru scaricano casse dalle stive delle navi sulle banchine, chiatte e traghetti affollano il Tamigi. All'interno di un magazzino, ingombro di legname e merci accatastate, giace il cadavere di un uomo. Si tratta di un immigrato ungherese, assassinato nel suo ufficio con modalità raccapriccianti. L'aria è satura dell'odore del sangue, sparso sulle sedie, sulla scrivania, sulle pareti. Nel petto della vittima, a trapassare il cuore, è infissa una baionetta innestata su un fucile militare, come un macabro vessillo. Le labbra sono state asportate e infilate nella bocca. Le dita della mano destra spezzate con metodica crudeltà. Intorno, diciassette candele con lo stoppino rosso che pare essere stato intinto nelle ferite. Un omicidio rituale, perpetrato da una setta di occultisti? Di sicuro non è uno dei tanti delitti di cui si occupa ordinariamente William Monk, comandante della polizia fluviale. E purtroppo è destinato a non rimanere l'unico.