Australia, metà Ottocento: a tre bambini di una comunità di coloni appena stabilitasi nel Queensland, un giorno appare qualcosa di straordinario. Sbucato dalla foresta, si presenta loro un individuo - in apparenza un aborigeno - di età indefinibile, lacero, sporco e zoppo. Usando le poche parole che ricorda e aiutandosi con i gesti, Gemmy - questo il suo nome - cerca di raccontare la propria storia. E' in realtà un bianco, inglese, abbandonato da una nave sulle coste australiane. Ha vissuto con i selvaggi per circa quindici anni, completamente dimentico delle proprie origini, finché l'arrivo dei bianchi non ha risvegliato in lui la coscienza di essere uno di loro. Accolto benevolmente da Jock ed Ellen McIvor, genitori dei piccoli, l'"intruso" è invece guardato con paura e sospetto dalla collettività. In un gruppo che già fatica a sopravvivere su una terra ostile e infida, questo elemento di "disturbo" scatena timori ancestrali. Gemmy è una creatura semplice e innocua e quando si incontra con due aborigeni non è per tradire i bianchi, come subito tutti pensano, ma per recuperare le forze spirituali perdute nel contatto con i colonizzatori. Ai McIvor che lo proteggono dalle intenzioni omicide del villaggio toccherà l'isolamento sociale, perché accusati di allearsi con il Male, ma saranno proprio queste malintese forze a salvare la generosa famiglia, offrendo una linfa spirituale da tempo prosciugatasi. Scritto con linguaggio poetico, un romanzo incantevole che scandaglia il fascino e la minaccia dell'ignoto e il confronto stridente tra due modi di esistere e di rapportarsi alla natura, agli uomini, a Dio.