Se l'arte contemporanea, problematica e pervasiva, è diventata sempre più fenomeno di massa, destinato a una platea sempre più vasta, dall'altra ha assunto una connotazione elitaria, esoterica, teosofica, dove il critico, dominus incontrastato, si è riscoperto sommo sacerdote e depositario dei suoi misteri. I "Ritratti d'artista" di Mario Corinthios, un'incursione anarchica e inconsueta nel mondo dell'arte contemporanea, passano in rassegna maestri storici come Afro, Kounellis, Ontani, Pistoletto, ma anche maestri e artisti emergenti meno conosciuti. La scrittura dell'autore, piena di accostamenti spiazzanti e di neologismi, parodia di un certo linguaggio aulico e di una certa critica astrusa e autoreferenziale, cela tuttavia anche uno sguardo disincantato, dissacratorio e pasoliniano sulla società che gravita attorno al mondo dell'arte.