Etty Hillesum, ebrea olandese, morì ad Auschwitz nel 1943, all'età di 29 anni. Da qualche anno il pubblico la sta scoprendo attraverso le sue opere postume, il "Diario" e le "Lettere da Westerbork". Sia nel diario che nelle lettere si coniugano lo sviluppo della sua personalità, una vita eccezionale aperta all'amore, la nascita di una fede gratuita in Dio e la lucida anticipazione del genocidio. A volte però si ha la tendenza a ridurre la sua esperienza spirituale a un'esperienza del Male e della persecuzione, quando, al contrario, essa costituisce innanzitutto una forte iniziazione alla vita, un'apertura alla bellezza dell'esistenza. Autrice atipica, Etty Hillesum non può essere rinchiusa in una determinata tradizione religiosa. E quanto ci spiega in questo ritratto Ingmar Granstedt, che ha avuto la possibilità di accedere direttamente all'opera completa in olandese, di cui solo una parte è stata tradotta. Egli si inabissa al centro del percorso di Etty e incalza con sensibilità una scrittrice che colpisce per modernità e quotidianità.