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Salonicco 1943. Agonia e morte della Gerusalemme dei Balcani - Nico Pirozzi
Salonicco 1943. Agonia e morte della Gerusalemme dei Balcani - Nico Pirozzi

Salonicco 1943. Agonia e morte della Gerusalemme dei Balcani

Nico Pirozzi
pubblicato da Edizioni dell'Ippogrifo

Prezzo online:
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Disponibilità immediata. la disponibilità è espressa in giorni lavorativi e fa riferimento ad un singolo pezzo
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A dispetto del tempo che scorre e degli uomini che dimenticano, per una parte degli abitanti di Salonicco quel villino di inizio Novecento, dallo stile marcatamente neobarocco, l'hanno continuato a chiamare Oikia Salém: la casa di Emmanouil Rafail Salém, il facoltoso avvocato tessalonicese di origini ebraiche che, nel 1907, ne affidò la costruzione a Xenofon Paionidis, uno dei più famosi architetti del suo tempo. Per gli autisti della Oasth, l'azienda di trasporto urbano di Salonicco, che dalle cinque di mattina a mezzanotte passata attraversano Leoforos Vassilissis Olgas, la fermata in prossimità del civico contrassegnato dal numero 20 è, da quarant'anni, Palio italikoproxeneio: il vecchio consolato italiano, che sul finire degli anni Settanta traslocò in una più modesta dimora. Della sontuosa casa di Salém e di quel lembo d'Italia in terra di Macedonia, carico di storia e di ricordi, oltre al toponimo sopravvive solo un giardino invaso da arbusti ed erbacce e una vecchia palazzina con le persiane semidivelte, le ringhiere corrose dalla ruggine e gli intonaci scoloriti e cadenti.

Dettagli down

Generi Storia e Biografie » Storia dell'Europa » Olocausto, Genocidi e Pulizia etnica » Storia militare , Politica e Società » Ideologie e Teorie politiche » Ideologie politiche » Nazionalismo

Editore Edizioni Dell'ippogrifo

Collana Historiae

Formato Brossura

Pubblicato 29/01/2019

Pagine 232

Lingua Italiano

Isbn o codice id 9788831995078

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Salonicco 1943. Agonia e morte della Gerusalemme dei Balcani linaemme

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voto 3 su 5 Centocinquantasette giorni. Questo il lasso di tempo utilizzato dai nazisti per dichiarare Salonicco Judenfrei, città ripulita dal germe ebraico. A gestire il programma di deportazione degli oltre cinquantamila residenti di origine giudaica, nel febbraio 1943 Eichmann aveva spedito i capitani delle SS Alois Brunner e Dieter Wislincey: due specialisti della Soluzione finale che avevano già operato con successo nei territori dellest Europa. Proprio in quella coda dinverno a Villa Olgas, piccolo gioiello di architettura eclettica e sede della rappresentanza diplomatica italiana a Salonicco, il console Guelfo Zamboni cominciò a lavorare ad un piano finalizzato alla messa in sicurezza dei circa 300 ebrei di origine italiana e di quelli greci che lavoravano per imprese italiane. Un progetto allapparenza semplice, ma anche estremamente compromettente sotto il profilo istituzionale, che prevedeva la concessione dello status di cittadini italiani a quanti più ebrei possibili, connazionali e non. A coadiuvare liniziativa di Zamboni (che sarà condivisa e continuata da Giuseppe Castruccio, che gli succederà nellincarico nel giugno dello stesso anno) sarà un piccolo gruppo di connazionali, tra cui gli agenti del Servizio informazioni militare (SIM), Riccardo Rosenberg ed Emilio Neri, e il capitano del Regio Esercito Lucillo Merci. Questultimo, un quarantenne direttore didattico bolzanino, che la guerra aveva catapultato in Grecia, è lautore di un manoscritto di straordinario interesse storico, che apre inediti scenari (comprese delle presunte responsabilità degli inglesi e di quanti avrebbero potuto fare qualcosa per contenere la dimensione del massacro) su quello che, dopo più di quattro secoli di esistenza, fu il capitolo finale della Gerusalemme dei Balcani

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