Questo libro parla di Narro, un piccolo paese dell'alta Valsassina. Parla di vacanze, chiacchiere, passeggiate. O forse no? Nel moto ondulare di pranzi e parole il discorso prende il largo. Ed ecco che Narro diventa il paese di un'altra vita, di riflessioni e di attese. Forse per quel crinale dei monti, dove il desiderio di futuro e la stabilità delle radici s'incontrano.
Lautore di Saluti da Narro non è nuovo alle riflessioni filosofiche, sono infatti presenti anche in altri racconti e poesie; in particolare in questopera lo spunto filosofico prende quasi il sopravvento sulla narrazione della storia del paese che comunque resta ben leggibile, nei personaggi, nei discorsi, nelle fotografie e cartoline depoca.
Non è un racconto cronologico, ma più che altro una storia di legami ed emozioni, conservati dalla mitica Nonna; sia le immagini sia le memorie sono il tessuto che regge la grande storia, le guerre, i personaggi, i re e i generali.
Queste storie quotidiane delle persone comuni reggono le trame dei giorni su cui si tessono le rivoluzioni, le repressioni e le lente evoluzioni.
La custode delle memorie non è sempre stata una Vecchietta, è stata una persona che ha attraversato con apparente distacco più di cento anni di vita; due guerre e due dopoguerra .. e nel mezzo comunque vivere!
Un distacco che sembrava apparente: in realtà chi lha conosciuta, anche solo attraverso narrazioni orali, sa bene che così non è stato.
Tornando allautore, nel racconto si trova la trama di unaltra infanzia che gli ricorda la propria, meno corale per forza di cose e conseguenza della diversa conformazione del territorio. Due diverse realtà, piccoli nuclei sparsi invece di un paese concentrato, e comunque stesso ambiente rurale e diciamo..sobrio.
Il ricordo Delletà delloro che è per tutti quella dellinfanzia, non fa velo a riconoscere la veloce perdita di identità e di abitanti che accomunano tuta le realtà rurali dellintera Italia, quelle comunità povere di beni, ma non di tradizioni, affetti e relazioni.
Attraverso i dialoghi concreti del racconto, ci si interroga sul substrato filosofico e su cosa e come si potrebbe fare e pensare per almeno rallentare il processo di spoliazione di tante realtà simili sparse su tutti gli Appennini dItalia
Qui siamo ai piedi delle Alpi, il turismo è arrivato prima e con esso lo stravolgimento del paesaggio: costruzioni incongrue, eccesso di strade abbandono delle coltivazioni. Le maggiori comodità paradossalmente hanno accelerato la deprivazione di abitanti stabili.
Con linguaggio appropriato, non semplicistico nè astruso, attraverso il dialogo tra i personaggi lautore porta a riflettere sulle cause di questo abbandono, quelle economiche, pur importanti, non sono certamente le uniche.
Comunque la parte di racconto e quella di riflessione si integrano, a mio parere, molto bene.
Quando Giovanna torna al paese, spensierata dopo i doveri scolastici, e vive un tempo perfetto, eterno e infinito si sente . il tempo della prima giovinezza senza un pensiero al mondo.
Maura Magistrali
mauramagistrali - 18/12/2021 11:38