Comincia nel 1945, alla fine della guerra, una singolare e appassionante epopea che si svolge in cucina e in camera da letto, in piazza e in Parlamento, nelle scuole e negli uffici. Le italiane erano taciturne e obbedienti, diventeranno loquaci e indipendenti. Erano oggetti in mani altrui, vorranno essere persone. Erano escluse dal piacere fisico, lo conquisteranno. Morivano di aborto e di parto, sceglieranno la maternità e si batteranno con successo per il diritto di rifiutarla. Venivano picchiate dai mariti con il consenso della legge, potranno divorziare. Erano costrette all'ignoranza, cominceranno a frequentare la scuola, il liceo e l'università. Non potevano accedere alle professioni e ricoprire cariche pubbliche, ci riusciranno: entrano in massa negli ospedali come medici, nelle aule di tribunale come giudici, nelle aziende come dirigenti. Con il femminismo conquistano anche l'orgoglio di essere quel che sono. Non più serve né regine. Si è chiusa la grande epopea che ha rovesciato l'Italia? Niente affatto. Mai come ora la condizione femminile (e di conseguenza quella maschile) è in equilibrio tanto precario.