Camillo Boito, Gustavo Giovannoni, Ludovico Quaroni, Manfredo Tafuri, Aldo Rossi, Guido Canella i dichiarati ed eletti capiscuola. E attorno a loro gli altri: una miriade di architetti e gli artisti e i poeti e i maggiori e minori critici; e sullo sfondo, non sai se per rassicurarti o tenerti domo, sta la figura di Hegel, monumentale come un'assente presenza, chiamata a presiedere tanto cimento come il Cavaliere Nero di Walter Scott. Tutto questo si muove nel cielo di questo libro e ti avvolge come se più stormi d'uccelli migratori, ognuno apparentemente destinato a un diverso lido, si siano dati convegno attorno alla tua testa e volteggino in quelle loro danze repentine, intricate e soavi, per esaltarti e confonderti. Per di più, questa volta, quei diversi stormi intrecciano così fittamente i loro itinerari da sembrare che si scambino reciprocamente le mete reclutando e cedendo di volta in volta, mobilmente, gli individui che ti pareva appartenessero all'una schiera e non all'altra, finché non comprendi che il vero messaggio di tanto straordinaria danza è quello di parlarti di un tempo che fu, non della verità; tuttavia meticolosamente, eruditamente cercata, spesso toccata.