E' una tarda estate berlinese, verso la metà degli anni Settanta. Approdato a un'inerte maturità, Willie Chandran viene scosso dai proclami idealistici della sorella e, gettandosi alle spalle l'educazione londinese e un ventennale, indolente soggiorno in Africa, decide di tornare in India per abbracciare la causa di un gruppo di guerriglieri separatisti. Non c'è altra via, del resto, per chi come lui, privo di cittadinanza nel mondo, patisce il sentimento immedicabile di chi non si sente a casa in nessun luogo. Da quel momento non gli verranno risparmiate esperienze e disillusioni di ogni tipo: in remote foreste di tek, dove i ribelli-terroristi hanno i loro campi, si imbatterà in una comunità di cattivi maestri imbevuti di maoismo-leninismo e di ottusi psicopatici per i quali uccidere un 'uomo ricco' è un meccanico esercizio di tiro al bersaglio; nelle prigioni statali ritroverà gli stessi contadini dai "luminosi occhi neri" già traditi dai ribelli, e condividerà con i detenuti camerate di cemento senza mobili, dove lo spazio a disposizione di ciascuno non va oltre una stuoia; e, una volta rientrato a Londra, la civiltà occidentale gli si rivelerà sfibrata dalle nevrosi, riassunte nella parabola di Roger, l'amico avvocato che lo ha fatto scarcerare e che vive una profonda crisi sentimentale e finanziaria. Romanzo e insieme reportage e libro di viaggio, "Semi magici" ci consegna il memorabile ritratto di un uomo in permanente 'traduzione', e ci conduce insieme a lui attraverso la più oscura notte della storia recente.
Libro dal sapore estremamente pessimista questo ''Semi magici'' che cerca di dare una definitiva e affrettata definizione di quella che è l'umanità dei giorni nostri suddividendola in due categorie accomunate dalla staticità e dallo squallore: quella dei ''rassegnati'', costituita dai martoriati popoli del terzo mondo, e quella degli ''arrivati'', costituita dai pigri uomini arricchiti del primo mondo.
Libro superbo e interessante, insomma, ma non uno dei migliori di Naipaul che forse avrebbe dovuto approfondire di più il suo concetto per evitare che alla fin fine i personaggi del suo romanzo non risultassero così stereotipati e abbozzati.
Carmelo - 11/03/2008 15:12