Con questo romanzo epistolare Tabucchi rinnova un'illustre tradizione narrativa seppure infrangendone i codici e pervertendone il genere. A poco a poco, infatti, ci accorgiamo che qualcosa 'non torna' in tutte queste missive: il paesaggio sembra slittare sotto i nostri occhi, i destinatari sembrano sbagliati, i mittenti scomparsi e i tempi capovolti, come se il prima e il dopo si scambiassero di posto e le lettere fossero in anticipo o in ritardo sullo stesso messaggio che recano con sé; e quasi che i destini degli uomini, come vuole il Mito, seguitassero a non incontrarsi, le parole si perdessero vanamente nell'etere e le persone si smarrissero nel labirinto delle loro brevi esistenze. Insomma, come se la vita fosse un film perfetto e irreprensibile di cui è stato sbagliato solo il montaggio.